Il cacciatore magicien

Già in altra occasione mi sono occupato della caccia, che per i popoli primordiali era essenziale, insieme all’agricoltura, per la loro sopravvivenza. Un’attività, quella della caccia, che riuniva svariati significati simbolici al di là del suo fine precipuo, quello di catturare prede animani. (https://artidellemaninere.com/2020/10/24/la-voce-del-cacciatore/)

I riti e gli strumenti della caccia diventavano, quindi, anche veicoli di socializzazione, di fratellanza e di condivisione dell’intera collettività. (https://artidellemaninere.com/2016/12/09/hunting-charms-a-caccia-con-lamuleto/)

Fabbri, diviner e cacciatori, per motivi diversi, erano sovente le figure di riferimento all’interno della loro comunità e godevano di una consolidata reputazione.

Il cacciatore, muovendosi, stante la sua attività, tra il villaggo e la brousse, incarnava colui che è a contatto ravvicinato con le forze dell’invisibile che goverano il mondo. Pertanto il suo agire non poteva che essere regolato da istanze superiori la cui conoscenza era esiziale perchè piante, alberi ed animali erano inevitabilmente manifestazioni di quelle forze.

Courtesy Pressbooks@MSL

Il ritrovamento di uno straordinario manufatto, mi fornisce l’occasione per delineare ulteriormente il ruolo e lo status del cacciatore presso un’importante comunità maliana: quella dei Bamana.

A Bamana Tribesman Poses Outside his Home, Mali, Circa 1930’s

Chi era il cacciatore? Come operava? Con quali mezzi, in quale ambito? Proviamo ad osservare più da vicino, questa importante figura.

Scrive Catherine Barrière


“Dans le domaine de l’agression magique, les utilisateurs potentiels sont assez nombreux. Ils sont le plus souvent chasseurs, forgerons ou marabouts (Bamana islamisé) et l’exercice de travaux d’agression est souvent devenu une activité d’appoint pour améliorer le revenu familial.

Ainsi, certains marabouts et d’autres praticiens bamana reconnaissent effectuer des travaux parce qu’ils ont besoin d’argent. Ils échangent volontiers des recettes avec des manipulateurs d’obédiences différentes, brisant ainsi les frontières entre les pratiques respectives de chacun.


Les marabouts revendiquent généralement un certain savoir qui leur sert de vitrine, tandis que les chasseurs se comportent davantage en amateurs, agissant pour leur propre compte, dans un souci de légitime défense, si l’on
peut dire, afin de se faire respecter par autrui et de marquer des limites.

Ils s’assurent donc ce qu’on appelle dans le français local un blindage contre les agressions magiques, dont leur réputation dépend ; ce blindage est conçu comme le résultat d’une élaboration complexe à laquelle les Bamana donnent le nom de « travail » (bara) : « Si tu ne fais pas un travail à quelqu’un qui t’emmerde, on va dire qu’il est plus fort que toi. »….

Une autre différence essentielle tient aux supports de leur art. (Bamana e marabout musulman).

Les praticiens bamana, inspirés par les méthodes de composition de leurs objets puissants traditionnels, utilisent, de façon générale, des matériaux d’origines très diverses : des végétaux, des fragments de corps d’animaux, des déjections
animales ou humaines, des organes prélevés sur des cadavres humains.


Le marabout musulman auquel un problème est soumis se retire et se laisse guider par Dieu en se recueillant et en récitant ses noms” .
(Barrière Catherine. Techniques d’agression magique en pays bamana (région de Segu, Mali) : emprunts réciproques entre islam et religion traditionnelle. In: Journal des africanistes, 1999, tome 69, fascicule 1. Des objets et leurs musées. pp. 177-197.)


(Versione Italiana) Nel campo della pratica magica, i potenziali interpreti sono piuttosto numerosi. Il più delle volte sono cacciatori, fabbri o marabutti, cioè bamana islamizzati, e praticare la magia è spesso diventata un’attività secondaria per migliorare il reddito familiare. Pertanto alcuni marabutti e altri praticanti Bamana riconoscono di svolgere un lavoro perché hanno bisogno di denaro. Si scambiano volentieri ricette con diviner di diverse convinzioni, abbattendo così i confini tra le rispettive pratiche di ciascuno. I marabutti generalmente rivendicano una certa conoscenza che serve loro da vetrina, mentre i cacciatori si comportano più come dilettanti, agendo per conto proprio, per motivi di autodifesa, per essere rispettato dagli altri e per segnare dei limiti. Assicurano quindi quella che in francese locale viene chiamata schermatura contro la stregoneria, da cui dipende la loro reputazione; questa protezione è concepita come il risultato di un complesso rituale a cui i Bamana danno il nome di “lavoro” (bara): “Se non fai un lavoro per qualcuno che ti dà fastidio, diremo che è più forte di te. »

Un’altra differenza essenziale riguarda le fondamenta della loro arte (magica).

I diviner Bamana, ispirandosi ai metodi compositivi dei loro potenti oggetti tradizionali, utilizzano generalmente materiali di origini molto diverse: piante, frammenti di corpi di animali, escrementi animali o umani, organi prelevati da cadaveri umani.

Il marabutto musulmano, cioè il Bamana convertito all’Islam, a cui è sottoposto un problema si ritira e si lascia guidare da Dio meditando e recitando i suoi nomi.

Hunter with protective charms fetish Courtesy Bonnefont ca.1890

In questa imponente incisione di fine ‘800, tutta la ricchezza delle armi, degli amuleti, delle cariche magiche che connotano il costume del cacciatore, appaiono nitidamente e il ruolo/status sociale del cacciatore non necessita di ulterioni conferme.

Photo di Hughes Dubois

Questo è lo straordinario ritrovamento a cui accennavo prima, unico nel suo insieme per rarità, completezza, intensità ed epoca.

“Rare panoplie complète d’un chasseur Bamana complenant un long poignard à manche anthropomorphe dans son fourreau de cuir, deux autres couteaux de plus petite taille dans leurs fourreaux, trois sacoches de cuir renfermant un silex et de l’étourpe pour faire du feut et des produits divers, un lingot de métal dans son étui probablement utilisé en percussion contre le silex ou pour aiguiser les couteaux et infin l’harnachement permettant de porter cet attirail autour de l’épaule. ..époque présumée fin XIX /début XX s.

Nelle immagini, la tipica definizione della testa della scultorea dei Bamana.

Chez les Bamana être chasseur “donso” signifie avant tout appartenir à l’association des chasseurs ” donso-ton”. Cequi implique de se soumettre aux règles de la chasse traditionnelle, être un connaisseur de la brousse et du pouvoir des plantes ou des esprits quelle abrite, contribuer à maintenir l’ordre social et assumer la subsistance des siens en leur procurant du gibier. Les associations de chasseurs sont des confréries soumises à une longue initiation et à des règles morales strictes.” (Olivier Larroque)

(Versione italiana).”Rara panoplia completa di un cacciatore Bamana, dotata di un lungo pugnale con impugnatura antropomorfa nel fodero di cuoio, altri due coltelli più piccoli nei loro foderi, tre sacchetti di cuoio contenenti una selce e alcuni stoppini per accendere il fuoco e prodotti vari, un lingotto di metallo nella sua custodia, probabilmente usato a percussione contro la selce o per affilare i coltelli ed infine l’imbracatura che permetteva di portare questo armamentario a tracolla… presumibilmente verso la fine dell”800/ primi ‘900. Tra i Bamana essere cacciatore “donso” significava soprattutto appartenere all’associazione dei cacciatori di “donso-ton”. Ciò implicava sottomettersi alle regole della caccia tradizionale, essere conoscitori della boscaglia e della potenza delle piante o degli spiriti che la ospitano, contribuire al mantenimento della comunità di appartenenza sociale procurando loro la selvaggina. Le associazioni di cacciatori erano confraternite soggette a una lunga iniziazione ed a rigide regole morali.”(Olivier Larroque)

La chasse ne perdra pas son goût tant que les femmes fécondes enfanteron.

La caccia non perderà il suo sapore finchè le donne fertili avranno figli.

(Canto Bamana che elogia la figura del cacciatore)

Elio Revera

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