Il doppio…raddoppia!

Il mitologema del “doppio” attraversa le culture di tutte le civiltà, dal termine ka , che nell’antico Egitto indicava proprio tale idea, al Narciso di Caravaggio (1597), dal folklore anglosassone e nordico alle storie degli indiani d’America, dai miti della letteratura: Hoffmann, Dostoevskij, Stevenson, Wilde, Kafka, Pirandello, fino al pittore austriaco Kokoschka, che per un periodo si accompagnò al feticcio dell’amante perduta Alma Mahler, da lui stesso fatto realizzare.

Alma Mahler feticcio realizzato da Oskar Kokoska

Gemelli, coppie, specchi, altro non sono che figure del medesimo mito del “doppio”. In Africa, tra gli Yoruba della Nigeria, sono note le statuette antropomorfe ere ibeji che altro non erano se non le immagini dei figli gemelli deceduti. Analoghe figure sono presenti anche nelle culture degli Ewe e dei Fon, mentre maschere doppie si ritrovano presso i Senufo ed altri gruppi etnici dell’Africa.

Terre Baule

Nella cultura artistica dei Baule della Costa d’Avorio è dato ampio spazio a questo mito, con le figure blolo blan e blolo bia, la coppia mistica dell’aldilà, e quella di asiè usu rappresentante i geni della natura. Nell’ambito delle maschere-ritratto dei Baule, questa denominata nda, è caratterizzata dal duplice volto.

Courtesy Musée Barbier Mueller. Baule twin mask. 19th century. Wood. H. 29 cm. Collected in the middle of the 1930s. Former Roger Bédiat collection. Inv. 1007-65r. Photo Studio Ferrazzini Bouchet.

Suo compito era di esprimere l’alleanza cosmogonica del mito di fondazione che, nel caos dell’universo, contiene la dualità inscindibile del maschile e del femminile, motore del dinamismo dello sviluppo e della perpetuazione. Il “doppio”,quale espressione di identità e finitezza dell’individuo è infatti al centro della cultura di questo popolo. La maschera dei gemelli isomorfi, nda, differenti nell’acconciatura e nei tatuaggi del viso, veniva utilizzata nelle cerimonie e nelle feste, animata da un unico danzatore.

Coll privata, Parigi, cm. 25

L’ espressione del mito del “doppio” è la cerimonia del goli, destinata a mettere in scena la transizione dal mondo animale a quello umano. Quattro coppie di maschere considerate una famiglia, osu, si alternavano durante la lunga danza. Il doppio, raddoppia!

Coll. Privata cm 90, kplekplé mask

Nel goli, la prima coppia che interveniva, maschile colorata di nero e femminile di color rosso, era la maschera animale tonda kplekplé, seguita dalla coppia glin, che evocava insieme l’antilope, il coccodrillo ed il bufalo.

Courtesy Galerie Nicaud Paris, 83 cm, Glin mask

Poi danzava la coppia kpwankplé, figura antropo-zoomorfa. La maschera kpwankplé esprime i valori incarnati nella cultura Baule. Sintesi di un volto umano con corna di erbivoro, è la rappresentazione del dinamismo e della ricerca dell’equilibrio tra la comunità umana e il mondo delle forze selvagge della foresta, evocate dalle corna.

Courtesy Sothebys, 38 cm, Kpwankpl mask

Infine, al termine del rito goli danzava la kpwan dalle sembianze umane, che concludeva la transizione simbolica dal mondo selvaggio a quello della comunità degli uomini.

Courtesy Dorotheum 38 cm, Kpwan mask

E’ da ricordare in conclusione che la maschera non è soltanto la scultura lignea; questa, infatti, era completata da un ricco costume di materiali etereogenei, a corredo della maschera stessa.

Courtesy Goli-glin masquerade in Bayokro, 1930s. © Museum Rietberg Zurich

Elio Revera

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