Magnifica Ossessione

Prendo spunto dal titolo del film di Douglas Sirk, film peraltro che nessuna ricorda se non per il magnifico titolo, per una riflessione sul collezionismo, una malattia che però ha in sé la sua cura.

Chi di noi non vorrebbe che ogni scelta d’amore, compresa quella di un oggetto d’arte, non continuasse a garantirci per sempre quella sublime sensazione di eternità, di estasi raggiunta, di appagamento totale!

Un effetto dopaminico di irrazionale coinvolgimento e di euforia debordante, è quel che ogni collezionista sperimenta allorchè ha la possibilità, finalmente, di riunirsi all’oggetto d’amore, tanto maggiormente è stato inseguito e bramato.

Ovviamente mi riferisco a quelle scelte individuali, emozionali che certo prevedono anche la motivazione economica, ma che nulla hanno a che vedere con razionali quanto freddi calcoli d’investimento ad opera dei professionisti delle banche o dei fondi d’investimento.

Basikasingo
Basikasingo, Congo, v.http://artidellemaninere.forumattivo.it/t1992-basikasingo-pre-bembe-buyo-people-milindi-ya-batee-banya-statuette-des-sorciers-guerrisseurs-region-de-lulenge-lac-tanganyika-congo

Comunque sia, in questo momento è la dimensione della portata psichica della scelta e delle sue conseguenze, quel che mi sta a cuore indagare.
Dopo l’entusiasmante euforia per la scelta divenuta realtà, ogni collezionista ha però sperimentato quanto effimera sia la sensazione di eternità e quanto sconfortante sia il sapore di quella greve sensazione di inappagamento.

Perché è tanto effimero quell’inconscio duro desiderio di durare, per dirla col poeta, perché quel godimento tanto inseguito ci sfugge, si dilegua, non si eternizza in quella scelta che fino a poco prima era tutta la nostra ragione di vita collezionistica?

Certo non è dandola vinta a Freud, quando ci ricorda che desiderio ed amore non sono mai destinati ad incontrarsi che ci possiamo consolare; tanto meno, se evochiamo la marcusiana società dei consumi che tutto divora, trasforma e ci lascia perennemente affamati ed inappagati, potremo ridestare un barlume di speranza!

E allora?

Il nostro destino consisterà in quell’atroce sensazione di essere costretti a passare nevroticamente ed affannosamente da un oggetto all’altro, per garantirci entusiasmo e passione? Una sorta di depresso Don Giovanni costretto a rieditare il medesimo copione, con accanto un Leporello-dealer, interessato e furbo, pronto a titillare i nostri segreti desideri?

E quale collezionista non ha sperimentato quanto sia inutile tutto ciò, insensato e controproducente oltretutto, stante il fatto che maggiore è la velocità di consumo, tanto minore è il grado di soddisfazione e di piacere?

E allora, ripeto?

Non sarà per caso la prospettiva di una francescana raccolta a poterci consolare, un miserrimo destino di angustie e rinunce, di rifiuti fatti con l’acquolina in bocca, una sorta di sguardo alle mirabili leccornie dietro il vetro del pasticcere…no, no davvero!
Come è possibile allora, desiderare quel che già si possiede, per lungo tempo, per sempre? E’ mai possibile tutto ciò, senza autoinganno, senza autosuggestione?

Yoruba Iroké Ifa 4
Yoruba, Nigeria

Sinceramente io non so se ciò sia fattibile, so che alcuni ci sono riusciti ed allora debbo affermare, almeno sul piano logico, che se anche soltanto uno c’è l’ha fatta, vuol proprio dire che la cosa è possibile!

Non credo esistano però soluzioni universali…ognuno se la deve cercare, confidando nel fatto che siffatta malattia ha in sé la sua specifica cura.

Va da sé che già il fatto di definirsi raccolta, questa non può che essere costituita da un insieme di oggetti. Il punto, di conseguenza, non è la collezione in sé, ma la frequenza con la quale un oggetto subentra ad un altro, una scelta segue la precedete e così via, in un processo teoricamente infinito.

La differenza sta proprio in questo: è il collezionista che compone la collezione o, al contrario, è questa a manovrare diabolicamente come un burattino il povero, sovente ignaro collezionista?
Da un lato abbiamo una persona consapevole delle sue scelte, dall’altro delle scelte fatte da una persona inconsapevole, nel classico nevroticissimo meccanismo della coazione a ripetere!

E si badi…sul piano psicologico e comportamentale, non conta nulla se la raccolta sia all’altezza di quella di Carlo Monzino, per citare almeno stavolta un grande collezionista italiano, ovvero, viceversa, sia fatta da infiniti pezzi di legno buoni per il caminetto!

Pipa Cr. Kuba Fornello
Kuba, Congo, v.http://artidellemaninere.forumattivo.it/t425-kuba-people-pipe-by-the-kingdom-dignitaries-kasai-area

In soccorso, a me personalmente, collezionista a rischio come tutti i collezionisti, son venuti tra i tanti due personaggi, forse agli antipodi, anzi di sicuro agli antipodi.
Due personaggi che certamente non si riferivano a collezioni ed al collezionare, ma che han detto qualcosa che mi ha profondamento colpito: la cura che cercavo per la mia malattia!

Parlando di Amore, S. Agostino l’ha distinto dalla cupiditas, cioè dalla voracità, dal consumo, dalla coazione a ripetere; amore quale atto del puro donare, un paradosso apparente quel che ci vien suggerito… di quale sostanza è mai questo amore che si accresce quando lo si dona, lo si divide, lo si cede?

E di concerto, Jacques Lacan quando in un suo seminario dedicato al tema dell’amore (Il Seminario. Libro XX, 1972/73), ci dice che l’essenza dell’amore stesso consiste nella ripetizione, nella donazione continua, nell’ancora. Ed “Encore” è in effetti il titolo del seminario stesso, proprio per testimoniare la dedizione all’altro… continua, ribadita, riaffermata.

La mia personale, specifica cura della nevrosi del possesso reiterato e mai pienamente consumato sta proprio in questo: l’amore, la dedizione, la passione vissuta ogni giorno attraverso un percorso di conoscenza e di approfondimento.

chokwe10
Chokwe, Angola, v.http://artidellemaninere.forumattivo.it/t1100-chokwe-people-female-statue-shinji-figure-uruunda-region-lower-congo-angola

Ogni oggetto della nostra passione ha una storia dentro di sé. Una storia simbolica, antropologica, culturale ed artistica.
Perché non conoscerla, perché non contestualizzarla, perché non approfondirla, perché non valorizzarla, perché non raccontarla!
In questo, credo io, consiste quell’amore agostiniano che certamente si rivolgeva nelle originarie intenzioni alle persone ed al creato, ma che per nulla contraddice il suo fine se è indirizzato anche alle nostre scelte d’amore collezionistiche, perpetuandole in un duraturo rapporto di salda empatia e non di consumistico feticcio.

E l’encore di Lacan non è forse l’invito al perseverare di fronte alla difficoltà, alla mancanza di informazioni, alla fatica della ricerca a volte vana, a volte fallace, a volte incompleta? Non è forse l’augurio per ogni appassionato a non cedere alla tentazione della semplificazione, della rinuncia, del compromesso?

nig11
Kabyé, Nigeria,  v.http://artidellemaninere.forumattivo.it/t282-ishan-or-esan-people-arcaic-female-figure-nigeria

Certo, ci saranno altre soluzioni al dilemma di come continuare a desiderare quell’oggetto che si è scelto e che già si possiede?

La mia risposta ad un’incattivita Turandot è : continuando ad amarlo, attraverso le infinite storie che può narrarmi, se soltanto mi fermo ad ascoltarle, e poi a rinarrarle a mia volta, anche in un blog, perché no!

Elio Revera
(Le immagini sono di alcune mie scelte d’amore)

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Una risposta a “Magnifica Ossessione

  1. La nascita di una collezione è in primis la nascita di un’idea.
    L’idea – superba come tutte le idee di magnificenza – è quella di dare forma alla bellezza.
    Il desiderio di toccore e possedere l’invisibile, la brousse, il magico, il non-rivelato, è troppo intrigante per non poterla accarezzare.
    In una fase inziale è il collezionista che seleziona i pezzi, ma poi è la raccolta stessa che, dilantandosi o contraendosi, segmentandosi o meticciandosi, richiama a se altri oggetti magari fino ad allora inesplorati.
    L’antidoto all’accumulo, alla serialità, alla mediocrità dell’atto repentino che appaga i sensi in maniera sintetica, è la qualità.
    E’ lei infatti l’altra faccia dell’arte, che per essere amata rende cieco il collezionista per dargli nuovi occhi (quella cecità tanto agoniata dai miniaturisti di Pamuk alla ricerca del vero disegno), che in un continuo processo di ascesi porterà alla piena soddisfazione solo di fronte ad un pezzo che, novizio nella collezione, si unisca ad essa negli intendi artistici e qualitativi.
    SE AMI LA BELLEZZA, SOLO DA ESSA POTRAI ESSERE APPAGATA
    Solo davanti ad una collezione cosi costituita, l’uomo potrà rivedersi collezionista….

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