Voglio iniziare questa ricerca sulla Qualità relativa alle Arti Africane con una sintetica premessa.
Lontano da me ogni impeto definitorio o pretesa di condivisione, il mio contributo sull’argomento si limiterà unicamente alla descrizioni degli elementi che, a mio modo di vedere, definiscono la qualità di un oggetto d’arte tribale, dell’Africa in particolare.
Il primo elemento è quello della Spontaneità Esecutiva.
In realtà questo termine, utilizzato da Henry Kamer nel suo bellissimo lavoro sull’autenticità delle sculture africane (De l’Authenticite des Sculptures Africaines, 1974) assomma una vasta serie di caratteristiche dell’oggetto d’Arte Tribale. Potevo utilzzare un altro termine, come qualità artistica, ma mi piace sottolineare la spontaneità perché essa è davvero indice di qualità d’esecuzione. Sono tanti in ogni caso, i sotto-parametri qui compresi, e di tanti bisogna tener conto: la capacità scultorea tout-court, la raffinatezza dell’esecuzione, l’espressività e la potenza evocativa ed anche le caratteristiche scultoree insite nella tecnica di lavorazione dei materiali impiegati ( legno, pietra, metallo, avorio, terracotta….).
Ovviamente tra le caratteristiche materiali è imprescindibile la valutazione della correttezza nell’impiego di alcuni materiali per quello specifico oggetto.
Sono numerosi gli aspetti inerenti la Spontaneità Esecutiva. Mi limiterò a questi di seguito illustrati, considerando che altri possano essere ricongiungibili a quelli di seguito descritti.
Espressività
L’intensità espressiva, la forza che promana dalla scultura/maschera, l’intrinseca energia trattenuta o esplosiva sono caratteristiche che l’autentica arte africana sa esprimee al primo sguardo, sa svelare senza infingimenti con rara potenza e decisione. Soltanto l’arte autentica ha questa forza ed uno sgurdo attento difficilmente è attratto da una copia, anche ben realizzata, perchè questa, sempre, non possiede la sotterranea primigenia energia dell’originaria creazione. Naturalmente il grado di espressività non è il medesimo in tutte le opere pur originarie e di conseguenza, la graduazione di questo elemento incide nella valutazione dell’oggetto stesso.
Equilibrio stilistico-formale e volumetrico
Questa caratteristica definisce i caratteri stilistico-formali peculiari del lessico espressivo dell’opera; il giusto rapporto tra gli elementi della forma e dei volumi, quello tra le linee curve ed ortogonali, il pieno ed il vuoto, lo slancio ovvero il trattenuto, l’aggettante vs. il ripiegamento…sono alcune delle caratteristiche che delineano questo equilibrio ovvero, viceversa, una dismorfia che, se non voluta e perseguita nelle intenzioni dell’esecutore, riscontrabile o meno, cioè, in altre opere della stessa tipologia, pregiudica la qualità artistica dell’opera stessa.
Armonia compositiva
L’assenza di elementi che concorrono ad uno spiazzamento percettivo, la mancanza di elementi irrituali, forzati, arbitrari, erronei… concorre a delineare un senso di fine armonia che è immediatamente percettibile, quanto invece la sua assenza, la fa immediatamente rimpiangere.
Sintesi compositiva
L’assenza di ridondanza, platealità, rigonfiamento versus il gesto severo, essenziale, sintetico perché necessario e nulla più. L’impressione forte a prima vista di un’opera che non abbonda di nulla e contemporaneamente non necessità di niente.
Sicurezza esecutiva
L’assenza di incertezza nei tagli, la sicurezza dell’intaglio, la forza di una scelta senza pentimenti, titubanze, timori, sono elementi fondamentali nell’espressione complessiva della Spontaneità esecutiva e sono patrimonio dei grandi fabbri della scultorea africana.
Coerenza compositiva
Capita di osservare manufatti in cui alcuni elementi incongri disturbino un’armonia compositiva apparentemente prossima, ma compromessa da un qualcosa che non c’entra per nulla con quella storia. E’ un aspetto che non si coglie senza un’esperienza diretta del vedere e maneggiare per lungo tempo gli oggetti.
Se tutta una composizione, per esempio, è volta all’esaltazione dell’interiorità e del ripiegamento, cme si concilia quel guizzo spropositato di un braccio o di una gamba o di qualcosa d’altro?
Coerenza strutturale
Mi riferisco alla valutazione di tutti quegli elementi concreti che costituiscono l’opera oggetto di valutazione: legno, metallo, terracotta, avorio/osso, tessuto, conchiglie, perle, vetro, faïance, penne/piume, resina….
Ma anche all’utilizzo di pigmenti colore e dell’aspetto dimensionale dell’opera, cioè la sua altezza, il suo peso ed il suo ingombro.
Ognuno di questi elementi ha una sua specifica coerenza che va valutata attentamente a partire in primis dalla patina dell’oggetto, elemento questo che necessita di una approfondita valutazione.
Proporzione e disproporzione
E’ un elemento alquanto difficile da definire, ma è necessario tenerlo presente. Mi riferisco alla necessità fondamentale di non ridurre la considerazione delle proporzioni formali e volumetriche di un oggetto, a banali considerazioni proporzionali occidentali.
Mi spiego con un esempio. Certe dismorfie presenti nella scultorea camerunense o nigeriana, per dirne due, certe soluzioni facciali grottesche, ghignati, esagerate…sono volute dall’esecutore e pertanto non vanno a pregiudicare la qualità dell’opera. Insomma, c’è proporzione anche nella disproporzione e questo fatto non va affatto dimenticato!
(continua)