Collezioni e collezionisti

Le vicende di tanti collezionisti e le storie a loro legate mi han personalmente convito di un fatto: la collezione deve temporalmente terminare prima del collezionista.
In altre parole, chi con amore, passione e sacrificio ha condotto la sua esistenza verso quella vicinanza del bello, che poi chiamiamo collezione ( …certo non tutte, ma tante!), deve intervenire prima che il destino lo separi da essa.
Ovviamente nessuno è in grado di prevedere quando il fato segnerà la sua fine terrena, ma di sicuro ognuno è in grado di rendersi conto che la cosa, se non imminente, è almeno nell’ordine delle evenienze possibili, e di conseguenza, quello è il momento di agire.
Agire come?
Cosa fare, come e perché non è un problema che mi pongo, per il semplice fatto che non stiamo parlando di un problema e quindi non c’è un’univoca soluzione, bensì svariate soluzioni possibili.
E’ il collezionista a dover scegliere quale, se conservare, donare, smembrare tutto o in parte, creare una fondazione, destinare ai nipoti o all’amante quel che ha raccolto…. soltanto lui può decidere in merito, evitando quella pena post mortem di eredità contese, ufficiali giudiziari, liquidatori, tribunali, che sovente sono l’infame codazzo di una vita spesa nella passione per l’arte, sotto qualsivoglia forma essa si manifesti.
Ci sono tanti esempi che rafforzano questa mia convinzione, ne cito uno a caso, la storia di Han Coray, il grande collezionista svizzero.Coray 1928
Han Coray, 1928

Coray morì nel 1974, nella sua tenuta ticinese, all’età di 94 anni.
Non aveva deciso nulla sul destino delle sue poliedriche collezioni d’arte ed artigianato artistico, di ogni epoca e cultura…migliaia di opere archiviate in svariate raccolte, Arti Africane comprese naturalmente, solamente aveva disposto che le sue raccolte restassero tutte insieme per almeno dieci anni nella Casa Coray, il grande complesso alberghiero di Agnuzzo, sul lago di Lugano, da lui costruito e gestito in decenni di lavoro.

coray

Poco dopo la sua morte, gli eredi chiusero per sempre l’albergo, le collezioni furono smembrate tra di loro e poi furono disperse ai quattro venti, in successive vendite. Il grande complesso sul lago andò in rovina e l’intera proprietà fu ceduta ad un’immobiliare che intendeva edificare un albergo più moderno.

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Kongo, Nkondi, cm 94

Oddio, è perfino giusto che capolavori d’arte ritornino in circolazione, ma a mio modesto parere è saggio che ciò avvenga ad opera e cura di chi quegli oggetti li ha visti, scelti, amati e conservati nel corso di tutta la sua esistenza.
Immaginare che la medesima passione, lo stesso entusiasmo sia condiviso dagli eredi che non hanno mai partecipato a nulla di tutto ciò è un atto di imperdonabile ingenuità e forse, di puerile egoismo. Non possiamo infatti pretendere che altri si uniscano ai nostri interessi!
E’ una fortuna se ciò avviene, ma un arbitrio, al contrario, è pretendere di imporre la nostra volontà ed i nostri gusti collezionistici.

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Songye Nsapo, cm 24

Le opere d’arte non hanno padroni, sopravvivono a loro infatti, come giusto che sia, ed il collezionista trai suoi doveri ha quello di accompagnarle verso un esito degno della loro importanza e del loro valore culturale ed artistico.

(Le opere pubblicate sono tutte appartenute ad Han Coray)

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