In Arte, è stata riaffermata la necessità di un ritorno al vigore del pensiero contro la logica del prodotto/oggetto, inanimato quanto sterile.
Di conseguenza, non ci si faccia meraviglia se per illustrare le caratteristiche di quel che denomino Primitivismo Estetico, inizi non da una classica definizione artistica, quanto da un proposizione logica.
Ma facciamo prima un passo indietro.
Con Primitivismo Estetico provo a delineare alcune caratteristiche che, per quel che mi riguarda, distinguono l’oggetto d’arte africano bello da quello meno bello o decisamente brutto.
Siamo in ambito cioè del gradiente estetico, cioè della valutazione eminentemente soggettiva del criterio riferito al bello.
Non ho nessuna pretesa filosofica in merito, nemmeno quella di citazioni dotte e compite…semplicemente sottopongo a tutti quello che per me discrimina il bello dal brutto.
Niente dunque a che fare con il criterio del mi piace/non mi piace, dal momento che posso facilmente imbattermi in un oggetto bello che non mi piace affatto mentre è comune il fatto che un oggetto meno bello, mi piaccia parecchio.
Inutile sottolineare che mi riferisco soltanto ed unicamente ad oggetti d’arte africana autentici secondo i criteri consolidati in letteratura e comunamente condivisi.
E’ possibile a questo punto ritornare alla proposizione con cui ho iniziato.
Credo che la bellezza di un oggetto sia ravvisabile anzitutto nella sua forza espressiva che poi non è altro che il materializzarsi al massimo livello della forza del pensiero creativo dell’artista che ha creato quell’oggetto.
Questo, pertanto, è l’espressione di un atto creativo, mai casuale ed anonimo, che condensa le intenzioni e le capacità esecutive dell’artista.
Nell’Arte Africana,sebbene dell’artista si ignori l’identità, non è mai anonimo; senza nome è soltanto l’incapacità e l’impossibilità di risalire all’esecutore.
E questi non è mai esecutore di un mero progetto tribale frutto di una consolidata tradizione, bensì l’interprete di quella tradizione, capace di rinnovamento e di creatività, pur nell’ambito del canone espressivo e culturale della sua etnia.
E quando questo avviene al massimo livello, la concentrazione di bellezza è palpabile in un evidente primitivismo estetico che nasce dalla forza del pensiero, da quelle delle mani e dalla fantasia creatrice.
Coll. privata, Italia
Makonde, Coll. privata, Italia
L’immagine di un’opera così concepita si differenzia da un’altra per la sua intrinseca nitidezza, capacità di sintesi, spontaneità e forza, versus un misto di incertezza, sfocatura, ridondanza e ripetizione.
Non c’è vita in quest’ultima opera, soltanto ripetizione di un qualcosa che già preesisteva, di un originale forte ed unico, mai frutto del caso e mai anonimo.
Il risultato di un’opera d’arte non ci parla per intensità emotiva, oscure forze primigenie, misticismi di bassa lega, ma per coerente ed originale interpretazione del canone, armonioso disegno esecutivo e grande potenza evocativo/espressiva.
In sintesi, questo è ciò che chiamo Primitivismo Estetico, l’idea cioè destinata ad esprimere con graduazione progressiva, il mio ideale di bellezza dell’opera d’arte africana.