Il suono della foresta

The Ijo People ((Izon, Ijaw) are the majority inhabitants of the Niger Delta and its outskirts. The ancestors of the Ijo People have inhabited the Niger Delta since antiquity, and the timeframe for settlement is still being researched. The ancestors of the Ijo People settled the Core Niger Delta and specific islands along the deltaic coast. As the people started to spread and migrate through the many islands and waterways they formed various clans and kingdoms as autonomous aboriginal communities. Starting from the 15th Century AD, other people from the hinterlands of the Niger Delta starting settling the delta fringes, due to trade and internal wars. These people settled both the western and eastern fringes amongst the aboriginal Ijo People. They constitute the ethnic neighbours of the Ijos in the Niger Delta.

Ijo peoples reside amid the many estuaries and mangrove forests of the vast Niger Delta. They associate waterways with commerce and wealth, whereas forests are fraught with danger from natural enemies and existential perils.

Courtesy Collection:Musée du quai Branly – Jacques Chirac, Paris, France, Helmet mask cm. 161

In this environment of extremes, benevolent water spirits manifest through masquerades of marine imagery, while fierce and volatile forest spirits dwell in protective shrine figures whose multiple heads and eyes facilitate all-seeing powers.

Forest Spirit Figure, Nigeria, Niger Delta, Ijo culture, 19th century, Courtesy Los Angeles County Museum of Art, gift of the Silver Family and the 2018 Collectors Committee.

Veneration of ancestors plays a central role in Ijaw traditional religion, while water spirits, known as Owuamapu figure prominently in the Ijaw pantheon. In addition, the Ijaw practice a form of divination called Igbadai, in which recently deceased individuals are interrogated on the causes of their death. Ijaw religious beliefs hold that water spirits are like humans in having personal strengths and shortcomings, and that humans dwell among the water spirits before being born.

Courtesy Duende art projects, cm 149 anonymous ijo artist water spirit statue.

The role of prayer in the traditional Ijaw system of belief is to maintain the living in the good graces of the water spirits among whom they dwelt before being born into this world, and each year the Ijaw hold celebrations to honor the spirits lasting for several days. Central to the festivities is the role of masquerades, in which men wearing elaborate outfits and carved masks dance to the beat of drums and manifest the influence of the water spirits through the quality and intensity of their dancing. Particularly spectacular masqueraders are taken to actually be in the possession of the particular spirits on whose behalf they are dancing.

Helmet mask, Courtesy Pace Gallery, N.Y, cm 56

Helmet mask, Courtesy Bonhams, cm. 78

Nell’ambito della cultura e dei rituali Ijo, uno strumento rituale di particolare significato è giunto a noi: si tratta di un rarissimo reperto di questa antica cultura, dal momento che l’archivio internazionale African Heritage Documentation & Research Centre (AHDRC) ne annovera soltanto un altro, oltre a questo.

Courtesy Sotheby’s. Collezione privata.

Il limitatissimo corpus di questi oggetti, suggerisce interpretazioni piuttosto che approfondimenti o conferme intorno al suo utilizzo tradizionale.

Si tratta certamente di uno strumento sonoro, che per semplificazione comunicativa si potrebbe definire come un sonaglio (rattle), mediante il quale gli Ijo ritualizzavano eventi di natura spirituale.

Il rito, per usare parole di Paolo Zellini è “rigorosa esecuzioni formale di azioni e recitazioni in grado, almeno virtualmente, di mettere in contatto il nostro mondo con le potenze celesti. Il visibile con l’ivisibile”.

L’aspetto fisico dello strumento, forse, può fornirci alcune interpretazioni circa la sua funzione sacra e simbolica.

E’ stato scritto infatti, che la vera ermeneutica del dramma o del rito consiste nella loro rappresentazione scenica.

Va pertanto indagato, in prima analisi, il concreto aspetto dello strumento che misura una cinquantina di centimetri.

Ad una prima visione il legno, che è il materiale di cui è fatto, appare ricoperto di una densa, crostosa e profonda patina grigiastra, frutto di prolungati versamenti rituali nel corso di decenni, stante il fatto che questo oggetto risale alla fine del XIX sec. o ancora prima.

La parte superiore dell’ogiva è un volto con la tipica rappresentazione dell’estetica Ijo: gli occhi tubolari, la bocca prominente che mostra i denti, parzialmente ricoperti dalla densa patina.

Interessante il piano inferiore dove sono rappresentati due animali (canidi o felini), posti simmetricamente, ma rivolti in direzione inversa: verso l’ alto l’animale a destra e verso il basso quello a sinistra. Entrambi digrignano i denti ed esprimono un atteggiamento di guardinga ferocia.

Intorno alle figure sono visibili una seri dei fori, destinati forse ad accogliere campanelli, sonagli o altri oggetti sonori. Numerosi di questi fori sono ostruiti da tratti di corda, facenti ormai parte del legno, in virtù della crostosa patina.

Il retro dello strumento, al contrario, è completamente liscio ed il legno non ha traccia di alcuna patina se non quella del naturale invecchiamento. Verosimilmente questo oggetto è stato utilizzato non soltanto come strumento sonoro, ma altresì quale elemento di altare rituale collocato orizzontalmente su di un piano ed asperso con versamenti periodici.

Come detto, la patina spessa e crostosa evidenzia che tale operazione si è prolungata per svariati anni.

Se tale è l’aspetto fisico, l’interpretazione non può che fare riferimento alla cultura Ijo.

Questo popolo che è tuttora sito in riva all’oceano Atlantico, era votato alla cultura dell’acqua ed ai benevoli spiriti che la popolavano e aveva, al contrario, timore e riverenza per tutto ciò che accadeva nella foresta, posta appena alle spalle della litoranea rivierasca.

Feroci e malevoli erano gli spiriti che la popolavano ed è naturale che addentrarsi nella brousse, quando era necessario, costituiva un’impresa non da poco. Ecco che allora lo strumento sonoro poteva svolgere presumibilmente una funzione propiziatoria. Il suono prodotto era forse destinato ad allontanare le forze invisibili ed ostili e ad invocare quelle protettive. Il volto umano della maschera ed i due animali, rivolti con lo sguardo e la postura aggressiva sia a nord che a sud, fungevano da ulteriore protezione lungo il temuto cammino.

Questa interpretazione è sorretta dalle frammentarie conoscenze a disposizione e dall’analisi accurata dello strumento che, al di là di ogni valenza simbolica, è l’opera di un oscuro artista ed un piccolo capolavoro della scultorea Ijo.

Elio Revera

Traduzione del testo in inglese.

Il popolo Ijo ((Izon, Ijaw) è la maggioranza degli abitanti del delta del Niger e della sua periferia. Gli antenati del popolo Ijo hanno abitato il delta del Niger sin dall’antichità e il periodo di insediamento è ancora oggetto di ricerca. Quando le persone iniziarono a diffondersi e migrare attraverso le numerose isole e corsi d’acqua, formarono vari clan e regni come comunità aborigene autonome. A partire dal XV secolo d.C., altre persone del nell’entroterra del delta del Niger iniziarono a stabilirsi ai margini del delta, a causa del commercio e delle guerre interne. I popoli Ijo risiedono tra i numerosi estuari e foreste di mangrovie del vasto delta del Niger. Associano i corsi d’acqua al commercio e alla ricchezza, mentre le foreste sono piene di pericoli derivanti da nemici naturali e pericoli esistenziali. Quando le persone iniziarono a diffondersi e migrare attraverso le numerose isole e corsi d’acqua, formarono vari clan e regni come comunità aborigene autonome. A partire dal XV secolo d.C., altre persone provenienti dall’entroterra del delta del Niger iniziarono a stabilirsi ai margini del delta, a causa del commercio e delle guerre interne. Associano i corsi d’acqua al commercio e alla ricchezza, mentre le foreste sono piene di pericoli derivanti da nemici naturali e pericoli esistenziali. In questo ambiente di estremi, gli spiriti dell’acqua benevoli si manifestano attraverso mascherate di immagini marine, mentre gli spiriti della foresta feroci e volatili dimorano in figure protettive da santuario le cui teste e occhi multipli facilitano i poteri onniveggenti

La venerazione degli antenati gioca un ruolo centrale nella religione tradizionale di Ijo, mentre gli spiriti dell’acqua, noti come Owuamapu, figurano in modo prominente nel pantheon degli Ijo. Inoltre, gli Ijo praticano una forma di divinazione chiamata Igbadai, in cui gli individui recentemente deceduti vengono interrogati sulle cause della loro morte. Le credenze religiose di Ijo sostengono che gli spiriti dell’acqua sono come gli umani per quanto riguarda i punti di forza e le carenze personali e che gli umani dimorano tra gli spiriti dell’acqua prima di nascere. Il ruolo della preghiera nel tradizionale sistema di credenze Ijo è di mantenere la vita nelle buone grazie degli spiriti dell’acqua tra i quali dimoravano prima di nascere in questo mondo, e ogni anno gli Ijo tengono celebrazioni per onorare gli spiriti che durano per diversi giorni . Al centro dei festeggiamenti c’è il ruolo delle feste in maschera, in cui uomini che indossano abiti elaborati e maschere intagliate ballano al ritmo dei tamburi e manifestano l’influenza degli spiriti dell’acqua attraverso la qualità e l’intensità delle loro danze. Si ritiene che le maschere particolarmente spettacolari siano effettivamente in possesso degli spiriti particolari per conto dei quali stanno danzando.

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