Se questa è una maschera…

Nel panorama dell’arte tradizionale africana, Plinio docet…  e le  sorprese sono dietro l’angolo.

Come noto, il popolo  Pende, del Congo R.D. centro-occidentale, è geograficamente dislocato in tre regioni, denominate Pende del Kwilu, ad occidente, Pende centrali e Pende orientali, compresi tra i fiumi Loange e Kasai. Pur appartenendo alla medesima etnia, la loro produzione artistico/rituale si differenzia soprattutto per quanto riguarda le maschere. Diverse e ben conosciute sono infatti le varie tipologia destinate a cerimonie e riti specifici: per i Pende della regione centrale, le Giwoyo, Pumbo, Nganga Ngombo Mukhetu, Muyombo; per quelli dell’est le Kindomgolo, Kiwoyo, Kambanda, Kipoko e per i Pende del Kwilu la maschera circolare Gitenga.

In particolare, le due maschere Giwoyo e Muyombo si caratterizzano per un imponente prolungamento simile a una lunga  barba, prominente e  non ortogonale rispetto alla sommità della maschera stessa. Erano probabilmente indossate sulla testa piuttosto che sul viso ed erano completate, come tutte le maschere, da un costume di rafia ed altri materiali che rivestivano il danzatore.

 

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Maschera Muyombo. Courtesy Artkade

 

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Maschera Giwoyo, Courtesy Smithsonian Institution , Washington D.C.

Nella produzione dei Pende esistono anche degli oggetti rituali che, a differenza delle maschere, hanno il prolungamento caratterizzato da un lungo rilievo  a losanghe triangolari, perpendicolare alla testa e non curvato verso l’esterno. Questo elemento cerimoniale è stato sovente ed erroneamente scambiato per una maschera di danza. Dire sovente è un’esagerazione dal momento che, almeno a mio conoscenza, sono soltanto due o tre gli esemplari conosciuti e, di conseguenza, appartenenti ad un corpus artistico estremamente limitato.

 

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Oggetto rituale. Altezza cm.45. Coll. Privata Italia

Un’altra differenza rispetto alle maschere consiste nell’assenza o nello  scarso numero dei fori sulla parte del prolungamento.

Nelle maschere  i fori erano destinati ad essere appigli per il costume di rafia.

In questo caso avevano un uso ben difforme.

Nel testo “100 People of Zaire and their Sculpture: The Handbook”, ( Bruxelles 1987 pagg.140 e 141), Marc L. Felix in riferimento ai Pende del Kasai orientale, descrive alcuni loro oggetti rituali e tra gli altri – “The Pende Kasai also make anthropomorfphic architectural to adorn chiefs’houses and roof figures, as well as ground-level posts form of a figure or head”, (I Pende Kasai creano anche un’architettura antropomorfa per adornare i tetti delle abitazioni dei capi, oltre a figure o teste, a guisa di pali, da sistemare  a livello del suolo). Nell’immagine di Felix (fig.n.16), sono disegnati i pali, alti  mediamente  50 cm.

 

dal libro di m. felix. elementi cerimoniali poggiati a terra e legati a dei pali

Courtesy Marc L. Felix

 

Un oggetto proveniente dalla coll. di Lucien  Van de Velde, che è stato battuto all’asta Bonhams a N.Y. nel 2007, assomma queste caratteristiche, tanto è vero che è repertoriato come maschera Kiwoyo nell’Archivio della Yale University Van Rijn of African Art  al n. 69572, ma  con la precisazioneapparently not a dance mask, but was bound to a pole during ceremonies” ( probabilmente non una maschera di danza, ma un oggetto legato ad un palo durante le cerimonie).

 

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Courtesy  Yale University Van Rijn of African Art,   cm.45.

 

Così si spiega la ragione dell’assenza dei numerosi fori che invece sono visibili sulle due maschere Kiwoyo e Muyombo; non dovendo trattenere la rafia, i pochi fori presenti erano quelli necessari a fissare verticalmente l’oggetto cerimoniale ad un palo come suggeriscono le due successive rarissime immagini fotografiche.

 

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Courtesy, L.de Sousberghe, L’Art Pende, Bruxelles, 1959

 

Nel testo di de Sousberghe, il rinvenimento di questo oggetto è avvenuto a Lukamba un territorio  abitato dagli Mbuun e Pindi e secondo l’autore è stato scolpito nell’area  Pende-Kutundu da scultori Mukulu . Questa è l’ennesima lampante dimostrazione di quanto sia complessa la ricostruzione delle influenze culturali tra etnie e popolazioni viciniori. Molto  interessante, in ogni caso, è l’ubicazione del luogo di ritrovamento dell’oggetto:  un ornamento del palazzo distrettuale in cui era amministrata la giustizia.

Di più oggi non è dato sapere,  dal momento che non esistono testimonianze verbali o descrizioni critiche sull’argomento.

 

photo courtesy ross archive of african images. publication 1911. hilton-simpson, melville.

Photo courtesy Ross Archive of African Images. Publication 1911. Hilton-Simpson, Melville.

 

Sia l’oggetto rituale di Van de Velde che il nostro,  sono similari per significato e tipologia, con il medesimo viso piatto a forma di cuore, la fronte bombata sormontata da  un pinnacolo, gli occhi semichiusi, il naso triangolare e la bocca prognata.

Il lungo prolungamento verticale, inciso con le losanghe triangolari in rilievo, nella visione di profilo, pare sorreggere la testa, caratterizzata dalla peculiare espressività dei Pende e con le tipiche incisioni sotto gli occhi.

 

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Quello che pareva una delle numerosissime maschere Pende, si è rivelato appartenere ad uno sconosciuto rito, ad una cerimonia ancora non nota. Un oggetto “sacro” pertanto,  forse più modesto, ma certamente molto più unico e raro di qualsiasi altra maschera.

Elio Revera

 

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