Fang: una testa per l’antenato!

Se esiste un oggetto rituale capace di offuscare col fascino della sua presenza, bellezza ed intensità, l’origine ed il contesto della sua creazione, questo oggetto è proprio la scultorea Byeri del popolo Fang.

Pur conosciuta e studiata in vari contesti ed epoche, l’etnia Fang, anch’essa come tante altre popolazioni dell’Africa centrale estremamente composita e variegata, rimane pur sempre in un cono d’ombra al pari della complessa ritologia del byeri.

Da dove arrivava questo popolo, in quali epoche si è poi stanziato nel sud Camoroun, nell’attuale Guinea Equatoriale e nel Gabon?

(Courtesy L. Perrois, Fang, 5 Continents, Milano, 2006)ii

“Les migrations pahouines ont été étudiées principalement par Avelot, Poutrin, Nekes, et bien que parlant une langue bantoue, les Fang seraient d’origine soudanienne.

Georges Olivier, étudiant les tribus Yaounde du Cameroun, insiste sur les caractères anthropologiques intermédiaires de ces populations pahouines entre le type noir soudanien et le type bantou, et conclut qu’il s’agit là de population soudanienne à caractère atténué”. (Lalouel J. Anthropométrie des Fang. In: Bulletins et Mémoires de la Société d’anthropologie de Paris, X° Série. Tome 8, fascicule 5-6, 1957. pp. 371-382)

“L’homogénéité réelle de la tribu Fang qui existait autrefois (il y a maintenant trois ou quatre siècles) » ( Perrois, 1972,p. 101) a fait place à une dispersion. Où situer « origines et migrations »: en haute Egypte, en haut Oubangui, au Nord-Est du Cameroun ? L’auteur date du XVIII siècle la présence de la tribu en Sangha ou haute Sangha; mais les Ntumu, qui font partie des Fang se trouvaient au nord de la Sangha aux XVI-XV siècles (p. 103). Les Ntumu de Mitzic comprennent le clan des Bekweng qui comptent 23 générations (s’étalant sur six siècles), dont 16 génértions non-mythiques (p. 104). Les Mwaï citent 14 générations (p. 105); le clan Oyek, 18 générations (p. 104). Perrois a pu écrire que la carte des styles fang, celle des tribus et celle des migrations « se superposent très exactement ” (p. 106). (Merlo Christian “Perrois (Louis) : La Statuaire fang, Gabon” . In: Revue française d’histoire d’outre-mer, tome 61, n°222, 1er trimestre 1974. pp. 164-165)

Ma come apparve questa popolazione all’occhio europeo e come fu descritta?

Forse per qualcuno, il seguente resoconto costituisce una novità se non una scoperta.
“Les premiers Européens qui rencontrèrent les Fang furent frappés par leur physique et leurs qualités morales qu’ils opposaient sans doute avec quelque exagération à celles de peuples de Estuaire du Gabon et de l’Ogowè.
Pour Largeau (1901) par exemple, “ce sont de grands et beaux hommes à figure énergique à la mine éveillée et intelligente” tandis que Trilles (1912) insiste sur la “couleur rougeâtre de leur peau” et la fréquence chez eux des “yeux bleus ou verts et des cheveux roux”.
De même le marquis de Compiègne (1875) “une belle race… (des) hommes grands bien faits…un air énergie indomptable “.

“Les moins bantu de tous les Bantu”, Sir Richard Burton cité et traduit par Trilles.(Alexandre Pierre. Proto-histoire du groupe beti-bulu-fang : essai de synthèse provisoire. In: Cahiers d’études africaines, vol. 5, n°20, 1965. pp. 503-560)

Altrettanto affascinante, poi, è il nucleo della cultura Fang, vale a dire il culto del Byeri, vale a dire, il culto degli antenati, praticato in tutti i villaggi Fang dal sud del Cameroun al Rio Muni e naturalmente in tutto il Gabon.
Questo rito si caratterizza essenzialmente per la conservazione, nella casa famigliare, di ossa di illustri e rimarchevoli antenati, crani interi, calotte craniche, denti, ossa delle membra, raramente vertebre e mai costole o ossa del bacino.
In tal modo i defunti aiutano e proteggono i viventi in contropartita del loro ricordo e tutto questo rafforza e rinsalda il clan famigliare.

“ Le nsekh byéri (le reliquaire), les ékokwé nlo (les crânes), et les sculptures (nlo byéri pour une tête; éyéma byéri pour une statuette) étaient strictement éki, c’est-à-dire interdicts aux femmes, aux enfants et à toutes autres personnes non initiées et donc non concernées”. (L. Perrois, 1992, pag. 36).
In determinati periodi, il culto prevedeva la presentazione ai nuovi iniziati delle reliquie ed i versamenti rituali  sulle sculture di olii e sostanze vegetali.

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Rito, questo del byeri, osteggiato nel Gabon coloniale francese e che, secondo J.Laude, ha condotto all’estinzione della produzione degli oggetti all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso. “Dès 1934, ils ne pratiquaient plus la sculture” (1966, pag.45).

In realtà il culto del byeri è segretamente proseguito con una  modalità difforme tra questo popolo a dimostrazione che non sono  sufficienti, per fortuna, disposizioni e divieti burocratici per sradicare convinzioni e ritologie che permeano profondamente la cultura dei popoli

Il byeri designa sia il culto sia gli oggetti ad esso connessi, ma in questa sede l’attenzione è concentrata sulla statuaria utilizzata in questa complessa ritologia.

La scultorea Fang rappresenta un insieme stilistico omogeneo all’intero della produzione plastica africana, forse per la permanenza di questa etnia nello stesso spazio e per un periodo storico relativamente limitato.

Come è noto, a grandi e sommarie linee, le sculture lignee del byeri,  sono costituite da una figura intera, da una mezza figura o solamente da una testa, ed erano quelle collocate sulla sommità di un contenitore in fibre vegetali adatto a raccogliere le ossa ed altri oggetti degli antenati del clan famigliare.
Tra queste sculture, la testa o nlo byèri , posta sul contenitore con le reliquie degli antenati, costituisce un corpus significativo di oggetti , sebbene numericamente più limitato rispetto alle figure intere.

L’origine e l’anzianità di queste “teste di reliquiario” sono state oggetto di ricerche approfondite da parte di vari storici ed antropologi, che però non sono giunte alla medesima conclusione.

 

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(Courtesy “Le Gabon de Fernand Grébert”, 1913-1932″, 2003, Musée d’Ethnographie de Genève)

G. Tessmann sostiene che le figure del culto byeri più antiche sono quelle rappresentate dalle teste, poi le half figure e successivamente quelle a figura intera. (In Laburthe-Tolra ed al., Fang,  Dapper ed., 1987, pag.285). A parere di Tessmann, inoltre, la testa non è altro che la replica in legno del cranio.
Per J.McKesson  è stata la testa a costituire la forma dello stile originario Fang; ogni altra variante non è altro che una derivazione del viso dalla fronte bombata, a forma di cuore, con l’espressione della bocca “faisant la moue” (1987, AAN, n.63).
L.Perrois, al contrario, ritiene che le tipologie di scultura del byeri siano coesistite sin dalle origini del culto (1985, pag.143/144).
Sempre Perrois afferma che la scultura “non è che il supporto materiale dell’idea che ci si fa degli antenati. Serve a ricreare l’immagine dei morti e a dar loro una specie di vita simbolica” ( 1979, pag. 300).

Personalmente sono del parere che la tipologia della scultura della testa, piuttosto che anticipare quella della figura intera, sia piuttosto una produzione più localizzata e peculiare , in particolare tra il sottogruppo Fang – Betsi  del Gabon Centrale, lungo l’Okano River, affluente dell’Ogouè.

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( Courtesy L. Perrois, Byeri fang. Scullptures d’Ancêtres en Afrique, Marsiglia, 1992)

Nel 1990, in concomitanza con la preparazione di un’esposizione dedicata alla cultura Fang  presso il Musée d’Arts Africains, Oceaniens et Amérindies di Marsiglia (Byéri Fang, Sculptures d’ancêtre en Afrique), si è scoperto dall’osservazione di alcune radiografie delle sculture che all’interno di numerosi esemplari  si trovavano frammenti di ossa o denti umani, inseriti nella nuca o al centro della fronte.

Perrois, parlando di questa scoperta, sottolinea nel catalogo dell’esposizione, come queste sculture siano a questo punto divenute esse stesse dei “reliquiari” ( 1992, pag. 36).

Fang testa 2 (2)

(Courtesy foto di Fabio Cattabiani)

Questa nlo byèri  misura 40 cm, legno duro con patina nera, parzialmente crostosa e sudante, è stata raccolta in situ, agli inizi degli anni sessanta, da un missionario saveriano,  ed appartiene alla tipologia conosciuta come quella delle ”teste a trecce dell’alto Okano”.

Fang testa  profilo jpg
Tipici sono il lungo collo, la pettinatura a trecce rade, la fronte bombata, il viso a cuore, le bullette di ottone sugli occhi (e le sottostanti impronte circolari impresse nel legno dove in origine erano posizionate  due rondelle di metallo), la mandibola prognata, la bocca in foggia “moue”  che la collocano nell’ambito della tipologia classica delle teste Fang-Betsi.

Fang testa 6

Ma ciò che la rende particolare è stata la constatazione avvenuta in sede di esame radiografico, della presenza di un corpo estraneo inserito nella zona frontale retrostante l’occhio sx.
L’accertamento radiologico effettuato con le attrezzature scientifiche di un importante ospedale, ha riscontrato che l’impronta radiologica di tale elemento è compatibile con quella di un frammento osseo inserito attraverso un cunicolo a partire dalla sommità del capo ed il cui scavo si riscontra nella traccia radiografica.

Pur con i limiti della trasposizione della lastra radiografica, appare visibile in queste successive immagini quanto appena descritto.

Rad. frontale

Radiografie della testa, frontale e di profilo. Si notano in evidenza le bullette metalliche degli occhi.

Rad.profilo

Questa scultura, pertanto, oltre che una significativa testimonianza dell’arte Byeri Fang, è lei stessa  un reliquiario, appartenuto, custodito e venerato da un’ignota famiglia Fang della foresta equatoriale.

 

Elio Revera

 

Fang testa 1910 Schiele madchen mit sonnebrillen

Egon Schiele, 1905

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