Il rituale legato alle steli funerarie non è affatto comune nella cultura e nell’ arte dell’Africa.
Sono da menzionare, a questo proposito, i pali del popolo Konso in Etiopia, quelli dei Bongo e dei Belanda in Sud-Sudan e le steli del popolo Sara in Ciad.
Si tornerà su questo argomento, ma ora sono le steli funebri del Madagascar ad interessarmi.
La produzione artistica delle popolazioni del Madagascar è ricca di statue lignee, come pure di pregevoli utensili in metallo, cucchiai cerimoniali, monili ed altro ancora. La grande tradizione è tuttavia quella della scultura funeraria.
Esposizione al Museo quai Branly, Jacques Chirac, Parigi
Il regno Sakalava nel centro-ovest del Madagascar, lungo l’intera dorsale dell’isola di fronte al Mozambico, si costituì nel corso del XVII secolo e determinò l’imporsi di nuove pratiche sociali e rituali, nelle quali la celebrazione simbolica della morte occupava un ruolo fondamentale.
Courtesy 5 Continents ed., Milano
Le immagini degli antenati protettori della comunità, della fertilità dei campi e del benessere del regno divennero centrali nelle pratiche funerarie, con la realizzazione di lunghi pali figurati con l’effige antropo-zoomorfa poste sulle sommità.
Queste sculture simboleggiavano il passaggio dei morti nell’aldilà, ma erano altresì il simbolo del rango detenuto dal defunto nella gerarchia sociale. In definitiva, rendendo omaggio agli antenati, le sculture erano anche rappresentative del potere dei viventi.
Celebre coppia del Met, New York, Regione di Menabe, XVII/XVIII sec, H. cm 99. Pubblicata in Negerplastik di Carl Einstein nel 1915.
La statua successiva, dal trattamento naturalistico, è caratterizzata dal viso con tratti delicatamente modellati, la bocca socchiusa, gli occhi che paiono sondare l’infinito e la caratteristica acconciatura a ciocche tondeggianti. Scolpita nel legno di hazomalanga, ritrae il suonatore di kobosy, ed appartiene allo stile di tsimafana, della regione di Belo sur Tsiribihina. Pali funerari del medesimo stile sono stati ritrovati a Belo sur Tsiribihina ed in altri luoghi di sepoltura, come quello di Ankirondro.
Suonatore di kobosy, Coll. Hélène Leloup, Courtesy Skira ed., Milano
Tra le due guerre mondiali, lo stile scultoreo dei pali funerari Sakalawa, ha subito significative evoluzioni. La nudità dei personaggi venne protetta da oggetti di scena e si scolpirono nuove figure, quali suonatori, lottatori, ballerini. La rigida postura frontale fu sostituita da sculture che mimavano il movimento, e su di esse comparvero anche motivi di abbellimento ed accessori vari.
Con il diffondersi sull’isola della presenza europea, soprattutto a partire dagli anni ’30, si assiste ad un mutato atteggiamento nella percezione sociale del comune senso del pudore ed anche l’evoluzione stilistica del canone classico diede vita a figure scultoree più dinamiche e meno esposte alla nudità rispetto al passato.
Coll. Pierre J. Langlois (1927-2015), Lille, Francia
La celebrazione funeraria degli uomini illustri, come mostra la successiva immagine, non è peculiare dell’occidente, dove si erigono statue e tempietti, spesso opera di grandi artisti come Lucio Fontana o Alfredo Wildt. Ignoti artisti, maestri dell’intaglio e dall’inesauribile creatività hanno realizzato opere maestose che la foresta ha protetto…almeno fino all’arrivo della “civiltà europea”.
Elio Revera
Tomba del re Mahafaly Tsiampondy, foresta d’ Ankirikiriky, nei pressi di Ampotaka. Foto di Emile Frenée. Courtesy Museo Jacques Chirac, Parigi.