Inestimabile/Inestimable è quel bene che una volta perduto risulta perduto per sempre!
Per i beni artistici, quell’oggetto ceduto da un museo o una grande collezione, che mai si potrà più pensare di riacquisire o sostituire.
Per noi comuni mortali e per me, comunissimo appassionato collezionista di arte africana, inestimabile è quel pezzo che entrato in raccolta, non soltanto determina valore aggiunto dell’intera collezione, ma risulta poi davvero insostituibile per la sua peculiare unicità.
A ben vedere, una raccolta costruita con tale criterio dell’inestimabile, sia pur corretto da umana tolleranza, risulta alquanto difficile e comporta un ferreo controllo sull’elemento che in altri post ho definito come il criterio della qualità.
Ma, credo io, proprio qui si differenzia una collezione da una raccolta o peggio da un’accumulazione senza senso di strampalati oggetti, fatto salvo che anche questo può risultare un criterio, purché sia ben chiaro per chi lo mette in pratica. Sovente, però, questa consapevolezza è lontana dall’essere percepita, col risultato di determinare nell’incauto raccoglitore una fastidiosa frustrazione una volta resosi conto dell’infimo livello qualitativo della sua collezione.
Ma torniamo al criterio dell’inestimabile. Sia chiaro che non è affatto una questione di denaro. Va da sé che il denaro è un elemento ineliminabile a meno che ci si inbatta in una favolosa eredità, e forse nemmeno in questo caso.
E per denaro ineliminabile io intendo quello derivante da una normale dignitosa professione, al netto delle spese che ognuno affronta per la propria esistenza.
La vera questione è quella della capacità di valutazione, di occhio, fortuna certo, e soprattutto di un’idea di raccolta che determini scelte ed esclusioni.
Inestimabile è, di conseguenza, il criterio che guida i comportamenti, la logica di acquisizione e di cessione, la consapevolezza del rischio e la volontà per volerlo affrontare.
Qui sta un’intuizione che determina il criterio di raccolta e che delimita il perimetro della qualità: quei manufatti che per bellezza, coerenza espressiva del canone, rappresentazione iconografica innovativa e significato simbolico, non soltanto rappresentano sé medesimi, ma per evocazione escludono gli assenti.
Ekoi/Ejagham, Nigeria, ex coll. Raffaele Carrieri
Pochi oggetti, che con la loro presenza valorizzano la privazione dei molti, che non è affatto indispensabile possedere.
E questa è la mia personale idea di inestimabile: ciò che legittima l’assenza e rende la privazione una forma di possesso e una scelta consapevole.
Elio Revera